sabato, ottobre 29, 2005

Amo abboccare


Gli agnolotti taurinensi si spappolano a terra. Gli occhi al cielo, strabuzzanti e liquidi, implorano pietà. 'Aspiterina, manco ali e cosce di pollo con birra possiamo più addentare davanti alla Tv colorata dai mille successi bianconeri. Il de profundis dei pennuti si consuma di fronte a un piatto pieno solo di paura. E' la febbre a 90 che vola con l'influenza degli uccelli dagli occhi a mandorla. I radical- choc sorridono a mezza guancia: "Noi siam vegetariani da prima di Garibaldi - annuiscono col naso di paglia - e l'orrido calcio non si accompagna alle nostre cene". L'altra metà di Torino, quella che sbevazza sotto l'ombra fradicia della Mole, non si cura della peste aviaria. Sfoglia impettita un Baricco d'annata o un fresco Culicchia, giusto per mandar giù un lattiginoso male di vivere de noantri. Ma le galline cuneesi sono depresse e non sflogliano più margherite. E tutto l'hinterland che aspira a una vacanza in Spagna segue con terrore i titoli strombazzati da giornali e televisioni. Oltre alle cacche dei piccioni, dall'alta quota piomba in testa la malattia del pollame. Brutto affare. A Torino e dintorni, tutti - pro o contro - drizzano le antenne, per sintonizzarsi sulle prossime novità. I boccaloni compaesani, divisi tra tifosi dello slow food e frequentatori di grigliate ai giardini, chiaccherano di quest'Oriente portatore insano di disgrazie. Nessuno ha ancora inquadrato i nanerottoli gialli, ma si percepisce una minaccia più estesa di un battito d'ali. A me invece, tocca masticare ruggine. Contro i criticoni che hanno battezzato, guarda caso, "gabbie per i polli" i bei tendoni olimpici che addobbano piazza Vittorio, chiedo venia. Non sanno, non capiscono, si ingozzano soltanto.

ora mi girano le palle. spero non riusciate a slacciarvi le scarpe almeno per una settimana e che i calli da mocassino vi espodano tra tacco e punta

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

beh in tempi di magra e di aviaria ci si accontenta dell'osteria a madonna del pilone,no? e cmq perchè non utilizzare uno dei futuri siti post-olipici per allestire un allevamento di polli urbano? prenderemo così 2 piccioni (pardon!) con una fava: risolviamo i problemi di disoccupazione e di riutilizzo delle opere olipiche in una botta sola, una botta di finanza finalmente creativa!

2:26 PM  
Blogger obolobonzo said...

forse non dici uno sproposito, manzo. ma le gobbe indurite dei vecchi del Pilone si accompagnano male col buon agnolotto al barolo. invece ingabbiare i polli olimpici al Palavela, mi pare cosa sana, seria e giusta da salvar. L'allevamento manca all'economia cittadina e potrebbe essere una risorsa per questa stracadente provincia. E poi risvegliarsi col canto del gallo, rinvigorirà i mollaccione del quartierina. evviva allora, montiamo i recinti e apriamo le porte ai pennuti: struzzi, polli, gallinacee, piccioni, cormorani, gabbiani, albatros, uccelli senza bandiera, corvi, rane, trenette al pesto, unicorno, passerotti, quaraquaquà, fiori di pesco ect

9:12 PM  
Anonymous Anonimo said...

e allora più polli per tutti! girarrosto santa rita in the world!

6:36 PM  

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