Aridateci Evelina
Al board delle nevi c'è la manager strategist Giovanna Capellano Nebiolo, la vedova non troppo allegra di Primo, il tipo che negli anni 60 ha partorito, colpito da violenta insolazione creativa, le Universiadi. Invernali, ma pure quelle estive. Una ventina di edizioni, quattro delle quali sciate sotto la Mole. Un paio di numeri, tanto per dare un'idea del fulgore intestellare della manifestazione. Al di là del migliaio di partecipanti del circo bianco per pischelli da campus, pochi sono al corrente dell'ennesimo capitolo olimpico con cui la città dei giandujotti deve fare i conti. Una ricaduta a bassa gradazione alcolica della sagra a cinque cerchi. Tant'è. In alto i calici, via alla sbronza collettiva. Ricomincia la festa degli altoparlanti. I signorotti locali, tra una Tav e l'altra, borbottano avvinazzati la centralità di Torino, ne ribadiscono lo charme magnetico, scommettono sul ruolo della città per le celebrazioni dell'Unità d'Italia, riuscendo perfino a far storcere la bocca a quell'alieno nascosto dietro una barba che è Massimo Cacciari. Ogni pretesto è buono per gonfiare il petto, lasciando poi alle mummie, del museo Egizio e non, il compito di prepare a puntino la macchina da guerra organizzativa e i fuochi d'artificio. Dopo Neve e Glitz, ecco il bau bau cornuto con le orecchie a sventola. Una mascotte in cerca di cheerleader. Evelina, se ci sei, batti una dentata sul ghiaccio.
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