Moggi, santo subito
Ieri, Moggi e domani. Nell'Italia dei veleni Torino in Mutande fa un passo in avanti e spruzza cianuro in faccia alle toghe rosse di vergogna. A quei procuratori aggiunti, sostituti e panchinari che, tra inchieste e manette, chiedono senza pudore una manciata di biglietti in tribuna Vip per gustarsi col culo al caldo partite taroccate. Urrà, alè e magari ci scappa anche una maglietta bianconera per il figlioletto rimbambito da Sky Tv, telefonino e Fifa 2006. Prassi di malcostume nazionale. Mica come i poveracci che si giocano il quinto dello stipendo al Totocalcio e sborsano fior di quattrini per sgomitare in curva. Da lì, dal gregge del pueblo desunido, spunta fuori il toscano un po' terrone Lucianone Moggi, detto Lucky in tempi di gloria, e oggi messo alla berlina come "Er Paletta", l'ex capostazione. Belzebù come Ricucci, il re di Zagarolo finito in gattabuia per aggiotaggio (i vertici Fiat sotto inchiesta per la stessa ragione dormono sogni tranquilli in villa). Sotto i titoli snobbini dei giornaletti imbavagliati di casa nostra si legge: "Un ignorante morto di fame che ha successo non può essere che un mafioso". Eccallà un fiorire di capi d'accusa da sbelliccarsi dal prurito alle ascelle. Il Moggi, dicono i magistrati, faceva accompagnare dalla scorta le sue segretarie in gita dalla pedicure. Incredible! Inaudito, chiamate Lutero! Il figlio Alessandro, invece, dopo aver messo a contratto tutta la Serie A, affittò un jet privato per fare colpo su quello schianto di donna della Ilaria d'Amico, che poi neppure glie l'ha mollata. Nell'Italia dei valori ciò non è tollerato. Da noi tutto fila liscio e frugale come l'olio dai frantoi. I concorsi per le cattedre universitarie spettano agli studiosi migliori, nelle redazioni e nelle aziende la raccomandazione è bandita. In Italia vince sempre il migliore, non è vero? Poi c'è la faccenda della casa a Posillipo, forse acquistata dal Moggi girando in nero soldi dalla compravendita di calciatori. Insomma, oltre alle intercettazioni scabrose, che non costituiscono reato ma solo indizi di vita volgare, è un po' pochino quello che hanno affastellato le quattro bizzose procure incaricate delle indagini. Anzi il timore è che dalla bufera calcio non resti in mano ai giudici che un paio di mosche. Che l'arroganza juventina scompaia dalla faccia della terra. Che la Mole si privi dell'ultimo dei suoi simboli acchiappa soldi. Che si sputtani la famiglia Agnelli per la gestione indecorosa di Fiat e delle calze a rete di Lapo. Ma Moggi almeno va salvato. Anzi santo subito. In un paese imbalsamato dai salotti imbiancati, dagli ultraottantenni seduti su 25 poltrone a testa, servono nuovi Marat e Robespierre d'Italia. I furbetti della rivoluzione hanno la terza elementare, embeh?
1 Comments:
beh il bel luciano lo si poteva anche candidare a sindaco di torino... "all'anima del chiampa, eh?"
carlosi
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