Lapo a stelle e strisce
"Boia chi molla". Il comitato Torna a casa Lapo ha trovato sotto l'albero di Natale un regalo inatteso quanto gradito. Il giovin rampollo è ricomparso in libertà condizionata in quel di New York imbattendosi in una giornalaia di Vanity Fair in borghese. Questa volta niente ambulanze, trans, coca, gin e flash della stampa impicciona. Ma un accogliente ristorantino modaiolo al Village, il quartierino radical-choc che ricorda tanto l'Europa, un po' Parigi e anche un po' Torino (perché la Mole assomiglia a tutte le metropoli fiche, almeno così si leggiucchia in giro), anche se non può esibire un McDonald coi contro-mazzi manco a piangere in cinefilo. Lapolino che è di bocca larga e buona non ha lesinato frecciatine a destra e manca. E ha riferito alla cronista glamour: "Io non mollo mai. Ogni tanto fo una capatina in Arizona per disintossicarmi. Ma voglio tornare al più presto in Italia, al mio lavoro". Proprio come il comitato costituito dagli amici di Torino in Mutande chiede da tempo. E poi Lapislazzuli ha aggiunto, togliendosi un macigno dalla ciabatta: "Non mi vanno giù le bugie che sono state scritte sul mio conto, e soprattutto sulle circostanze e sulle persone che mi hanno soccorso. Ma va bene così, la gente pensi quello che vuole, l'importante è che sappia io come sono andate veramente le cose". Lui lo sa, lo sappiamo noi, che i gianduiotti si sciolgano d'invidia e rancore. Lapo si faceva leggere le mani da Patricia. Altro che reggicalze e coca-orge. Infine Lapoluzzo ha preso le distanza da Martina Stella: "Di donne in giro ce ne sono milioni". Bravo Lapo, meglio tardi che mai. L'unica questione che ci arroventa la capocchia e ci fa drizzare i capelli finoa tarda notte è la seguente: "Perché regalare queste perle di stronzate a Vanity Fair, invece che confidarti con i vecchi amici di Turin in mutande?". Attendiamo risposta, intanto, caro Lapo canaglia, ti vada di traverso il tè verde che ciucci a Manhattan.