Tav di Susa
Si scalda la valle più fredda d'Italia. Ad accendere la scintilla si son messi di buzzo buono i buzzuri del Piemonte (gli squaquers), le teste congelate dei cow boys di montagna e le spranghe della Madama, il braccio armato della presidentessa Mercedes Bressa. "Scontri in Val di Susa contro l'alta velocità" - hanno prontamente strombazzato i media locali facendo venire l'orticaria anche ai francesi che della Torino - Lione iper veloce se ne infischiano allegramente. E infatti non c'è ragione di perdere il sorriso né di sbrodolare la minestra sulla ginocchia o di smettere di grattarsi le narici. L'alta tensione sul futuro trenino della competitività è una bella opportunità per scendere un attimo dalle carrozze e fare due risate gratis a crepapelle. I valligiani hanno condotto un corteo in segno di protesa contro i sondaggi per la Tav sostanzialmente per tre questioni. La prima d'ordine ambientale: gli scavi nella montagna, oltre a partorire il solito topolino (ma chi è che si inventato questa bavosa frase fatta?), potrebbe resuscitare il cazzutissimo amianto che riposa tranquillo nelle sue viscere. La seconda ha radici storiche: la Val di Susa ha già dato - dicono i muccaioli della zona - Di qui passano strade, tunnel, fili spinati, elicotteri, aerei, le olimpiadi, gli sciatori, gli juventini. Infine la terza è prettamente economica: "Embè perché spendere tutti sti soldi per fare due binari entro il 2018, quando il resto dell'universo viaggerà smaterializzandosi tra e-mail, play station e blackberry. Insomma una bella grana, tipicamene gianduiotta, impossibile da sciogliere. Verrebbe quasi voglia di bloccare i treni e sputare in un occhio a Chiampaghigo, che c'entra poco ma ha problemi di salivazione oculare. Invece mi ritorna in mente Sauze d'Oulx, o meglio Salice d'Ulzio come l'aveva italianamente battezzata il Duce. Quel bel borgo rovinato da tre speculatori edilizi torinesi e una dozzina di gretti imprenditori montagnini. Della vecchia località montana non ne è rimasta che la puzza da stalla. Respirabile ad ogni angolo per i ripetutti rutti degli inglesi che se la spassano in questa Disneyland low cost all'inglese a 1300 metri dal livello del mare. Eh sì, perché i valligianotti han pensato bene di mettersi la bombetta e convertire tutti - e dico tutti - i locali, alberghi e balle varie in strutture permaneti per accomodare cafoni britannici. Al poste delle baite, un pub inglese; dove c'era un negozio di verdura, un pub inglese; sulle piste da sci, un altro pub inglese. E quando ti capita di rotolare in uno di questi avanzi di anglicismo, un calabrese al banco ti chiede cosa desideri da bere in sgangherato inglish. Ulzio non va meglio. Pragelato è un cimitero di colori, azzeramento culturale (a pranzo si mangia panino o panino); Bardonecchia è una colonia non profumata dei torinesi, Cesana è una pista da bob e non si sa perché. E via dicendo. La valle l'abbiamo sputtanata da tempo. I sindaci barricaderi, dovremmo usarli come teste di ariete per sfondare la montagna intera e chiedere ai francesi se per favore possono tornare instaurando un novello termidoro.
w napoleone e i cavalieri della tavola rotonda